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INFERNET (2016) di Giuseppe Ferlito |
Le cinque parti sono strettamente connesse tra di loro, non solo per la tematica legata al web, ma anche perché alcuni personaggi sono presenti in più di una storia, entrando e uscendo da un racconto all’altro per tutta la durata del film. La carne al fuoco nella pellicola è tantissima, forse troppa. Si parla di pedofilia, di vizio per il gioco, di droga, di cyber-bullismo, di abusi sessuali, di omofobia, di violenza, di famiglia, di prostituzione, di hackeraggio, di malattie terminali. Il tutto condito dal fatto che spesso internet facilita i protagonisti nel compiere i loro atti discutibili, anti-sociali e spesso criminosi. Il cast è di rilievo: Remo Girone, Daniela Poggi, Katia Ricciarelli e Ricky Tognazzi garantiscono una “qualità di base” notevole alla pellicola. In particolare Tognazzi, nei panni di un padre di famiglia afflitto dal vizio del poker online, che ci regala un’interpretazione di alto livello, migliore di altre sue prove in pellicole ben più note. Gli attori adolescenti invece sono sotto il livello di guardia: le loro performance sono troppo sopra le righe. Oltretutto i personaggi da loro interpretati non sono pienamente caratterizzati: più che del 2016, sembrano giovinastri degli anni 90, look compreso. A parte la mania per la rete e per i cellulari, Infernet non riesce a descrivere bene l’attuale generazione dei diciottenni. Anche la sceneggiatura ha i suoi scivoloni, innoltrandosi nel territorio del “troppo mieloso” e dello scontato (in particolare riguardo la storia del bambino, malato terminale). Il finale invece, per alcuni versi, è durissimo, e non fa sconti a nessuno, smarcandosi da qualsiasi eventuale accusa di essere un prodotto para-televisivo. Nessun ipocrita happy end da fiction. La regia di Ferlito colpisce in alcune sequenze-chiave: lo squallido sesso tra l’attore e la minorenne in camera d’albergo, il pestaggio selvaggio ai danni di una coppia di omosessuali e lo stupro di gruppo di una minorenne per vendetta. Il regista gira benissimo queste sequenze, senza paura di mostrare il crudo realismo della violenza più becera ed insensata. Per questo va a lui il nostro plauso. Dove altri avrebbero glissato, lui indugia con la macchina da presa quel tanto che basta per mostrare l’orrore della sopraffazione. Non eccede, ma nemmeno si tira indietro. Infernet, al netto di qualche eccesso di banalità in fase di sceneggiatura e di un titolo quasi fuorviante (la tematica-internet è francamente poco più di una cornice), dimostra essere un robusto film drammatico, ben girato e coraggioso nel mostrare la violenza e il disfacimento dei valori nella società attuale.
Recensione a cura di
Massimo Bezzati
Categorie:Drammatico, Film a episodi