Drammatico

CRISTIANA MONACA INDEMONIATA / LA VOCAZIONE (1972) di Sergio Bergonzelli – recensione del film

La storia ha dell’incredibile. Cristiana (Toti Achilli) è una ragazza moderna ed emancipata, talmente disinibita da far l’amore in aereo tra il divertito scandalo dei guardoni di turno. -C’è qualche legge che proibisce di fare l’amore in aereo?-, risponde ai reclami della hostess. Una terribile turbolenza investe il velivolo che perde precipitosamente quota. Panico generale. Cristiana, colta dal terrore, fa un voto a Dio: se si salverà donerà la vita al Signore. L’aereo esce dalla turbolenza, l’equipaggio è salvo e Cristiana tiene fede all’impegno entrando in convento. Da novizia è notata da Massimo (Vassili Karis), vizioso pittore incaricato di affrescare il ritratto di una vergine, il quale la sceglie come modella. Tra una posa e l’altra, Massimo ne ritrae il candore spiandone le carni, mentre le anziane sorelle assistono mummificate recitando il rosario. Le meste giornate al convento si susseguono per la ragazza tra incubi mistico-erotici e lo spiare come una reclusa i giovani al di là del muro che corrono e cantano e fanno l’amore nel bosco. La distrae la compagnia di Leonora (Magda Konopka), giovane monaca che la inizia ai trastulli di un’amicizia particolare. Cristiana le confida l’indecisione tra la vita claustrale e la libertà del mondo. Le loro conversazioni, tra candelabri e lugubri crocifissi, rasentano i limiti della blasfemia. Luca raggiunge Cristiana: è ricercato per rapina, chiede di esser nascosto in convento. Cristiana gli crea un rifugio nel campanile. Leonora li scopre e si fa pian piano gelosa. Trascorso un anno, Cristiana prende i voti, ma poco dopo la funzione scopre che Luca la tradisce con Leonora. Il bandito fugge in mutande tra le monachine. Cristiana, straziata e sconvolta, abbandona la vita claustrale e torna a casa. La madre (Eva Czemerys), una smandrappona di lusso alcolizzata, la riaccoglie negli squallidi entourage, dove Cristiana si prostituirà insieme a lei. L’ambientino consente alla giovane monaca di sfogare la frustrazione svendendosi in orge, strip-tease e aste piccanti. Diventa regina dei bagordi notturni davanti ai flash dei fotografi, e le battute si sprecano: -Questa non è una monaca ma una spugna!- Il losco pittore Massimo la riconosce in una balera e la compra all’asta: vuole che posi ancora per lui, stavolta per un quadro infernale. L’opera è realmente impressionante, e rivedendosi ritratta tra i demoni, la monaca è colta da una nuova visione mistico-psichedelica in cui ripercorre l’escalation da santa a diavolessa. E l’apice dell’eretismo dovrà ancora esser raggiunto: il bandito Luca la coinvolgerà in un crimine sacrilego! L’epilogo è il solito di metà dei drammi dei primi Settanta: l’automobile che precipita dalla scogliera. Stavolta non esplode, perché nel finale tutti dovranno vedere il volto del cadavere ripescato. Come a dire: siete tutti responsabili.
Sergio Bergonzelli ha detto di aver voluto fare un film che fosse uno studio del difficile tema della “vocazione”. Menomale. IO CRISTIANA STUDENTESSA DEGLI SCANDALI, film dell’anno precedente, era andato bene, quindi questa era l’occasione per andare ancora meglio. E andò bene perché il film si fa ricordare per essere veramente curioso nel rasentare qualcosa d’improbabile tentando di rimanere nel razionale. Se gli si perdona la parzialità del punto di vista, diverte per la sua scanzonata irriverenza condita con pruriginose scene audaci. La storia è fitta e ne succedono talmente tante una dietro l’altra dall’inizio alla fine che si arriva in fondo per la curiosità di gustare l’apice. Lo sfacelo nell’assurdo è al confine con l’involontario, e questo manifesta il disagio di un’epoca. Non esiste personaggio benedetto in questo film, il fracasso è inevitabile comunque, serve al pathos. Morale: perché Cristiana era nata per l’amore, non per l’ascetica. IO CRISTIANA STUDENTESSA DEGLI SCANDALI raccontava una medesima situazione in ambiente studentesco-contestatario. Anche lì una vittima era necessaria a rappresentare una colpa collettiva (colpa di repressione della libertà o dell’incapacità di trovare questa libertà). Qui Bergonzelli ha trasposto il discorso in convento. C’era bisogno di un viaggio così arduo per condurre lo studio? Certamente no, ma se non si fosse calcata la mano non ci sarebbe stato mercato. Curiosa e provocatoria la scelta del nome in entrambi i titoli. I due film, fumettoni sopra le righe, entrambi messi in scena con lenti caleidoscopiche, giochi sonori ed estetici deliri visivi, formano un dittico non ufficiale ma assai divertente, in un certo senso manifesto di un’epoca. Oltre la protagonista, il cast offre un trio mica male: Eva Czemerys, Magda Konopka e l’allucinato Vassili Karis. Eva Czemerys, che appare troppo poco, è perfettamente caricaturata da una perenne smorfia di sgradevole viziosa. Nella colonna sonora anche un brano rock di Nevil Cameron dedicato a Cristiana.

Cristiana monaca indemoniata fotobusta

Regia: Sergio Bergonzelli; Soggetto: Sergio Bergonzelli; Sceneggiatura: Sergio Bergonzelli; Interpreti: Toti Achilli (Cristiana), Magda Konopka (suor Leonora), Vassili Karis (Massimo Raggi), Jerry Ross (Luca), Mario Casella, Maria Virginia Benati (madre superiora), Carla Mancini, Bruno Boschetti, Gregory Gandolfo, Marco Guglielmi (prof. Paolo), Eva Czemerys (madre di Cristiana); Fotografia: Tonino Maccoppi; Musica: Nevil Cameron, Elvio Monti; Montaggio: Vincenzo Vanni; Produzione: Cine Cast; Distribuzione: Vera Cine; censura: 61491 del 13-12-1972

Recensione a cura di:

Categorie:Drammatico, Erotico

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