Mario Caiano fu un autore poliedrico, che per oltre un ventennio si è cimentato in quasi tutti i generi cinematografici all’italiana, dal peplum ( “Ulisse contro Ercole” ) al western ( “Duello nel Texas ” ) , dall’erotico ( “La svastica nel ventre” ) al poliziottesco: in “Napoli spara”, con lo zampino dello sceneggiatore Vincenzo Mannino – che aveva scritto anche “Napoli violenta” – omaggia il collega Umberto Lenzi, in una sorta di sequel di quest’ultimo film, seppur con diversi personaggi e attori e una trama non collegata alla precedente, fatta eccezione del piccolo Massimo Deda, il quale, in entrambe le pellicole interpreta il ruolo di Gennarino, il bambino ‘mariuolo’ che ha perduto il padre e l’uso di una gamba. In “Napoli spara” egli cresce parecchio in minuti di presenza scenica umoristica e drammatica, con una serie di siparietti gustosi e divertenti e con un finale triste ed inaspettato. La sequenza in cui Gennarino ruba la Lancia Stratos e corre libero, all’impazzata, per i vicoli di Napoli, è forse il momento più lirico del film.
Comunque, in “Napoli spara” il commissario si chiama Betti e non Belli e forse Caiano avrebbe potuto scegliere meglio l’attore principale che ne recita la parte, non avendo Leonardo Manzella, in arte Leonard Mann, particolari doti distintive, a parte il sigaro e l’impermeabile alla Derrick.
Invece più convincente appare la co-star del film, Jeff Blynn , che avrebbe sostituito meglio Maurizio Merli.
Il plot ruota intorno al solito duello fra il poliziotto integerrimo, perspicace e intrepido, che si scontra con il cattivo di turno, Salvatore Santoro ( Henry Silva), un camorrista che semina il terrore in città e che oltre ad essere quasi inafferrabile, gode anche di protezioni importanti ai vertici della criminalità campana.
Il commissario crea una squadra speciale di agenti in borghese ( tra i quali spicca l’atletico Salvatore Guidi, alias Jeff Blynn) che mettono ai ferri corti Santoro, anche se uno di loro perde letteralmente la testa, tagliata di netto, durante un agguato tesogli dai malviventi.
Il regista, che usa la camera in modo moderno, specie all’inizio, con movimenti nervosi, mostra tutta la sua bravura negli inseguimenti e nelle sparatorie sanguinose, conferendo al film un ritmo frenetico e godibile. Ma a nostro avviso avrebbe dovuto snellire il film eliminando alcune sequenze inutili o ridondanti, come quella del pedofilo prima linciato dalla folla e poi castrato dai carcerati, che non sviluppano la trama e sembrano giustapposte forzatamente.
Regia: Mario Caiano; Soggetto: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino; Sceneggiatura: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino; Interpreti: Henry Silva (Santoro), Leonard Mann [Leonardo Manzella] (commissario Belli), Ida Galli [Evelyn Stewart], Jeff Blynn, Massimo Deda (Gennarino), Adolfo Lastretti, Kirsten Gille, Enrico Maisto, Tommaso Palladino, Gino Bianchi, Mario Erpichini, Maurizio Gueli, Maurizio Mattioli, Massimo Vanni, Mario Granato, Maurizio Mattioli, Enrico Chiappafredo, Benito Pacifico, Nazzareno Cardinali; Fotografia: Gian Luigi Santi; Musica: Francesco De Masi; Costumi: Maria Luisa Panaro; Scenografia: Antonio Visone; Suono: Roberto Alberghini; Montaggio: Vincenzo Tomassi; Produzione: Capitolina Produzioni Cinematografiche; Distribuzione: Fida Cinematografica; censura: 69795 del 17-02-1977
Recensione di Massimiliano Bellino
Categorie:Poliziesco e noir