Uno dei pochissimi talenti comici autentici italiani degli ultimi 20 anni, l’abruzzese Maccio Capatonda (alias Marcello Macchi, noto soprattutto per i suoi folgoranti falsi “trailer” che con il loro umorismo strampalato e surreale hanno conquistato la programmazione nelle trasmissioni Fininvest della Gialappa’s Band) tenta la carta del lungometraggio, con una satira ricca di ironia ma che non rinuncia agli aspetti più surreali e demenziali che hanno caratterizzato i suoi lavori televisivi (comprese le serie Padre Maronno o Mario). Capatonda è Mario Verme, un uomo che vive all’estremo l’impegno sociale e ambientalistico, al punto da sfuggire alla realtà che l’opprime attraverso una pasticca – offertagli da un ex compagno di scuola incontrato casualmente – in grado di ridurre le capacità mentali dell’essere umano al solo 2%, e trasformandolo così nel caratteristico “italiano medio”. Da qua in avanti la vicenda, fino a quel momento abbastanza lineare – e anche un po’ lenta – subisce un violento impulso sia nella tipica dimensione di follia che nel ritmo, trascinando lo spettatore in contro a una soluzione piuttosto tagliente, centrandola stragrande maggioranza delle gag con cui bombarda il pubblico. Tecnicamente – ma si era già visto nei suoi intelligenti ed efficacissimi “trailer” – Macchia sa il fatto suo; e abilmente recupera buona parte dei suoi collaboratori, ben integrando anche gli elementi esterni – le due brave co-protagoniste Lavinia Longhi (in realtà già vista nella serie Mario) e Barbara Tabita (Io & Marilyn, 2009 di Leonardo Pieraccioni); l’abile direttore della fotografia Massimo Schiavon (I soliti idioti: Il film, 2011 di Enrico Lando) – riuscendo a mantenere quella brillantezza dimostrata nelle produzioni più brevi e televisive. Il film non è di certo perfetto, e risente della lunghezza – magari una decina di minuti in meno avrebbero dato maggior scorrevolezza al tutto – ma fornisce una capiente boccata d’ossigeno a un settore del cinema italiano da anni in grave crisi di efficacia e appesantito da una serie di presenze cabarettistiche di matrice prettamente televisiva che lo hanno condotto vicinissimo alla morte per asfissia.
Regia: Maccio Capatonda, Soggetto: Sergio Spaccavento, Marco Alessi, Maccio Capatonda; Sceneggiatura: Maccio Capatonda, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo Carlani, Luigi Luciano; Interpreti: Maccio Capatonda (Giulio Verme, Antonino Verme, Mariottide), Luigi Luciano (Alfonzo, Filomena Leccamuli, Passante), Enrico Venti (Pippo, Tamarro, Buttafuori), Barbara Tabita (Sharon), Lavinia Longhi (Franca), Franco Mari (Cartelloni), Gabriella Franchini (Rita Levati Mocassini), Francesco Sblendorio (Ermanno Calcinacci), Rodolfo D’Andrea (Rodolfo Purtroppi), Matteo Bassofin (il Peggiore), Anna Pannocchia (Marinella Sgarri), Nino Frassica, Raul Cremona, Andrea Scanzi, Pierluigi Pardo; Fotografia: Massimo Schiavon; Musica: Fabio Gargiulo, Chris Costa; Costumi: Elena Matilde Cavallaro; Scenografia: Paolo Sansoni; Montaggio: Marcello Macchia, Giogi Franchini; Suono: Sandro Broggini; Produzione: Medusa Film; Distribuzione: Medusa Film S.p.A.; censura: 109368 del 26-01-2015
Alessandro M. Colombo (c)
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