Drammatico

TUTTI A CASA (1960) di Luigi Comencini – recensione del film

Attenzione: contiene spoiler
La vicenda si svolge nell’arco temporale che va dall’ 8 settembre 1943, giorno dell’armistizio annunciato dal generale Badoglio, al 28 settembre, dove, a Napoli, le forze di liberazione partigiana si ribellano, con la popolazione, alle truppe tedesche d’occupazione. Sullo sfondo l’Italia della seconda guerra mondiale.
Veneto, costa adriatica. La notizia dell’armistizio, la mattina dell’8 settembre 1943, ascoltata alla radio quasi per caso dalle truppe italiane, crea sorpresa e smarrimento per l’ambiguo messaggio trasmesso. Il tenente Innocenzi sta addestrando il suo plotone al canto di “Mamma ritorno ancora nella casetta”. Ora i tedeschi sono diventati nemici degli italiani, ma Innocenzi, ancora ignaro, strilla: “Ragazzi, sono sbarcati gli americani” e, dopo aver salutato i nazisti che lo ricambiano con poco cordiali mitragliate, esclama telefonando al suo Comando: “Accade una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani”. Da questo incipit e dalla successiva presa di coscienza di Innocenzi e del suo gruppo di soldati, della precarietà degli eventi e del loro sbandamento di fronte al tutti contro tutti, il film si sviluppa in un lungo road-movie che attraversa l’Italia fino al drammatico epilogo. Un viaggio che si conclude a Napoli dove i pochi militari rimasti con Innocenzi, svestite da tempo le uniformi, vivranno la rivolta dei partigiani e del popolo contro le truppe naziste, ritrovando orgoglio e amor di patria smarrito.
Luigi Comencini, nel 1960, ha già alle spalle numerosi film che hanno dato soddisfazioni al botteghino e successo tra gli spettatori. Tra tutti: “Pane, amore e fantasia“(1953), “Pane, amore e gelosia“(1954), e “Le sorprese dell’amore“(1959).
Durante un viaggio in treno il regista lombardo, in compagnia dell’amico sceneggiatore Age, ricorda e condivide episodi e memorie delle eperienze nella seconda guerra mondiale. L’armistizio del settembre ’43, i ruoli dei nemici che diventano amici e viceversa, stuzzicano la loro fantasia tanto da progettare anche con l’altro sceneggiatore Scarpelli, la storia e il copione di “Tutti a casa“. Siamo nel periodo del grande successo de “La grande guerra“(1959) di Monicelli, altro tema e altro conflitto, ma grande incasso e il produttore De Laurentiis, inizialmente partito per farne un seguito intitolato “La guerra continua!“, poi accantonato, dà il suo placet per girare il film di Comencini sull’episodio della seconda guerra mondiale.
Comunemente inserito nei film di genere della commedia all’italiana, va detto subito che in “Tutti a casa” si ride molto poco, al massimo qualche sorriso amaro per qualche battuta che i valenti attori pongono all’attento spettatore. Qui si vive il dramma di un paese tradito dalle superiori gerarchie, sia militari che politiche, già visibile nella pochezza degli armamenti, nella impreparazione dei vertici militari e nella povertà di uno stato portato alla guerra per cupa gloria.
Comencini gira, a suo modo, una sorta di documentario-film che traccia lo spazio temporale degli avvenimenti storici di quei giorni dei quali veniamo a conoscenza, puntualmente, durante il percorso filmico. Lo fa nella forma della narrazione del racconto della vita minuta dei protagonisti che, attraverso i loro piccoli drammi e le loro piccole avventure, vivono la Storia con la s maiuscola. Film didattico per i giovani degli anni sessanta ai quali, a scuola, i fatti narrati non venivano nè insegnati, nè raccontati.
E’ anche un racconto molto umano e particolareggiato. Su ogni attore è tracciata qualche italiaca virtù o qualche popolana debolezza superate, alla fine, dalla volontà di sollevarsi e rinascere.
A raccogliere vizi e virtù ci pensa un Alberto Sordi in gran forma. Reduce da “La grande guerra” è ormai uso a rappresentare l’italiano medio, borghese o militare, che, dapprima un pò vile, un pò codardo e un pò cialtrone, alla fine si riscatta e riscatta tutti i compatrioti che in lui, in fondo, un pò si riconoscono. E’ il Sordi che più piace e qui, dopo aver attraversato la metafora del soldato che si toglie la divisa e fugge, alla fine abbraccia la mitragliatrice per salvare la patria e se stesso dall’ignominia. Lontano dall’Ulisse che, eroicamente, raggiunge la sua Itaca, ci rassicura, però, che il riscatto è possibile. Sordi non è un vigliacco; è un uomo che perde i riferimenti della propria vita e del proprio dovere fino a rivederli nella lotta armata di liberazione.
In questa Italia in disgregazione dove il re non fa il re e scappa, dove i generali non danno più ordini e dove gli eserciti si disgregano, Comencini gira alcune scene drammatiche per non dimenticare le tragedie che si svilupparono dentro il conflitto:
– il treno diretto verso il lager degli ebrei assetati che gettano le lettere per i propri cari, raccolte poi da una bambina lungo le rotaie;
-la vicenda della giovane ebrea Silvia Modena (Carla Gravina), aggregata al gruppo di Innocenzi e riconosciuta dai tedeschi che, per catturarla, uccidono il soldato Codegato (Mario Castelnuovo);
-Italiani contro italiani come nell’episodio nel quale alcuni militi della neo Repubblica di Salò catturano un soldato americano nascosto in casa del sergente Fornaciari, portando via anche lui e il tenente Innocenzi;
-la rivolta del popolo che, stanco di stenti e maltrattamenti, si solleva per cacciare l’odiato nemico tedesco e liberare il suolo nazionale.
Come spesso avveniva in quegli anni sessanta, il film fu girato in bianco e nero che, qui, risulta luminoso e pronunciato; formidabile la sceneggiatura di Age, Scarpelli, Fondato e Comencini ed efficace il montaggio di Nino Baragli, poi collaboratore di tanti registi tra cui Pasolini e Leone.
Gli attori sono tutti bravi; oltre a Sordi, sempre presente, va segnalata la partecipzione di Eduardo De Filippo nel ruolo di suo padre e Serge Reggiani, Martin Balsam, Carla Gravina, Claudio Gora, Nino Castelnuovo e Didi Perego.
Un altro film affronterà i temi del 1943 nello stesso anno, pur nella personale visione del suo regista: “La lunga notte del ’43“(1960) di Florestano Vancini.
Comencini girerà negli anni a venire moltissimi film di grande levatura ed importanza; da “La ragazza di Bube”(1964), a “Il compagno don Camillo”(1965), a “Lo scopone scientifico”(1972), a “L’ingorgo”1979) per dirne qualcuno. Fece molte opere per la televisione, tra tutte “Le avventure di Pinocchio”(1972), “Cuore”(1984) e “La Storia”(1986).
Tutti a casa” lascia nello spettatore la consapevolezza di aver visto un documento unico, indispensabile per capire un pezzo molto controverso della Storia d’Italia, ma utile per comprendere anche che cosa siamo noi oggi. Comencini ha messo nel suo film tanto racconto, tanta pietà e l’umanità dei personaggi, così da farla diventare un’opera d’arte. Morando Morandini disse: “Forse il il miglior film di Comencini, una delle rare mediazioni felici tra neorealismo e commedia italiana…” e non possiamo non dargli pienamente ragione.
Note:
-Il film incassò 1.171.000.000(unmiliardocentosettantunomilioni) di lire e fu un grande successo al botteghino e tra il pubblico;
-E’ stato inserito come opera simbolica tra i “100 film italiani da salvare”;
-Andreotti negò l’utilizzo di due carri armati in forza dell’Esercito italiano. Furono utilizzate copie di compensato;
-Si aggiudicò due David di Donatello; uno ad Alberto Sordi per l’interpretazione, l’altro a Dino De Laurentiis per la produzione;
-I ruoli di Alberto Sordi ed Eduardo De Filippo, inizialmente, furono pensati per Vittorio Gassman e Totò;
-Alla copia originale della pellicola furono effettuati dei cambiamenti e dei tagli; Comencini dirà che, in queso modo, fu compromesso il significato politico del film.

tutti a casa locandina

Regia: Luigi Comencini; Soggetto: Agenore Incrocci [Age], (Furio) Scarpelli; Sceneggiatura: Age, Scarpelli, Luigi Comencini, Marcello Fondato; Interpreti: Alberto Sordi (s.ten. Alberto Innocenzi), Serge Reggiani (geniere Assunto Ceccarelli), Eduardo De Filippo (padre di Alberto), Martin Balsam (serg. Fornaciari), Alex Nicol (prigioniero americano), Carla Gravina (Silvia Modena), Didi Perego (Caterina Brisigoni), Jole Mauro (Teresa Fornaciari), Nino Castelnuovo (artigliere Codegato), Mac Ronay (Evaristo Brisigoni), Vincenzo Musolino (fascista), Mario Frera (fascista), Claudio Gora (colonnello), Mario Feliciani (cap. Passerin), Silla Bettini (ten. Di Fazio), Mino Doro (magg. Nocella), Ciccio Barbi (cuciniere), Guido Celano (fascista che arresta Fornaciari), Carlo D’Angelo (partigiano alla mitragliatrice a Napoli), Ugo D’Alessio (prete), Achille Compagnoni (soldato coi partigiani), Edda Ferronao (Maria), Gabriella Giorgelli, Franco Polari, Luisina Conti (suocera di Fornaciari), Armando Zanon (suocero di Fornaciari); Fotografia: Carlo Carlini; Musica: Angelo Francesco Lavagnino; Costumi: Ugo Pericoli; Scenografia: Carlo Egidi; Montaggio: Nino Baragli; Suono: Umberto Picistrelli; Produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica, Orsay Films, Paris; Distribuzione: De Laurentiis; censura: 33169 del 21-10-1960

Recensione a cura di:

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...