Commedia

7 MINUTI (2016) di Michele Placido – recensione del film

I fratelli Varazzi, proprietari della omonima fabbrica tessile, si preparano ad incontrare Madame Rochette, dirigente di una multinazionale del settore, che si sta recando nel loro ufficio per trattare la cessione della attività e salvare così il noto marchio e la chiusura della ditta. Alle trattative assiste anche Bianca, rappresentante sindacale, e in forza da molti anni nel personale della manifattura. Trovato, in breve tempo, l’accordo tra i fratelli manager e l’inviata francese , a Bianca viene affidato il compito di convocare, per comunicare il risultato dell’accordo, il consiglio di fabbrica composto da undici donne: nove operaie, una impiegata e la stessa Bianca. Se la piccola assemblea approverà quanto concordato nei superiori uffici, anche i lavoratori saranno poi informati. Il gruppo si riunisce in una grande stanza all’interno dello stabilimento e apprende da Bianca che il lavoro potrà continuare e che nessun dipendente verrà sacrificato dalla nuova proprietà. Emerge una sola richiesta rivolta a tutte le maestranze: rinunciare a “soli” sette minuti di intervallo al giorno perchè l’accordo vada a buon fine. Da questa richiesta si sviluppa un serrato confronto di idee, paure, angosce e speranze che spaccheranno il gruppo fino alla decisione finale che determinerà il destino della fabbrica, del loro lavoro e della loro vita. La vicenda è tratta da una storia realmente accaduta in Francia, nel paese di Yssingeaux, adattata in testo teatrale da Stefano Massini che ha poi scritto la sceneggiatura del film con Michele Placido, il regista. Nasce, dunque, come pièce teatrale e come tale viene ribaltata nel racconto filmico dove l’azione si svolge prevalentemente nel perimetro di un ampio spazio chiuso della fabbrica dove le protagoniste si confrontano. Marginali le riprese esterne, utili solo per focalizzare in poche sequenze le vite non lavorative delle undici attrici e per documentare gli umori e le speranze di tutti i dipendenti in attesa del verdetto dei colloqui interni. Diciamo verdetto perchè il film richiama subito alla memoria, pur con tutte le differenze della tematica e dello svolgimento del dramma, il famoso “La parola ai giurati” del 1957 di Sidney Lumet, in bianco e nero. Qui siamo di fronte ad una giuria, composta tutta da 12 uomini, di fronte a prove apparantemente schiaccianti per condannare un imputato di omicidio. La decisione, veloce nelle intenzioni, è messa in dubbio da un giurato che porterà, nell’arco di tutta la notte, a cambiare il corso dello scontato verdetto. Anche in “7 minuti”, con un rapido sì e con il facile consenso a rinunciare alla minima e sopportabile riduzione della pausa, appunto di sette minuti, il consiglio di fabbrica pensa di risolvere ogni problema di salvaguardia del posto di lavoro e della produzione della fabbrica. Dovrà invece ascoltare tutte le perplessità di Bianca prima di decidere. Il racconto si sviluppa nell’ordine di una sola plumbea e fredda giornata invernale. Dopo aver presentato brevemente le piccole problematiche quotidiane delle undici protagoniste, la mdp ci porta per mano nella fabbrica dove vivremo una giornata di tensioni, speranze e confronti. Viene in mente il cinema di Ken Loach, sempre attento alla classe operaia urbana,una volta proletaria o sottoproletaria, e al ceto medio. Cinema di denuncia sociale calato nella vita e nelle vicende lavorative delle persone a confronto con la disoccupazione, i servizi sociali, il sindacato e la politica. Michele Placido accentua il carattere teatrale della sceneggiatura con rapidi e continui primi piani e primissimi piani sostenuti da campi e controcampi discontinui e perentori. Il montaggio è incalzante. E’ un film, ovviamente, molto parlato e puntato sulle suggestive facce scavate, stanche, vere, delle attrici che accentuano la dignità dei personaggi. Chi proviene da quel ceto sociale conosce bene quei visi che ha visto ogni mattina, ogni giorno nella propria madre e nel proprio padre. La fotografia è grigia, spenta, fredda come i muri e i macchinari della fabbrica. Film di donne e di grandi interpreti. Nessuna prevale e tutte sono felicemente calate nel loro ruolo; vogliamo citarle per sottolineare la prova corale che fa commuovere ed applaudire: Ottavia Piccolo, Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Clémence Poésy, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D’Ambrosio, Sabine Timoteo, Violante Placido, oltre a Fiorella Mannoia e Maria Nazionale, cantanti prestate con fortuna al cinema. Completano il cast Anne Consigny come Madame Rochette e i fratelli Placido, Michele, Donato e Gerardo nei ruoli dei fratelli Varazzi. Il cuore del dramma che si consuma in quello stanzone è accettare un flebile “ricatto”, solo sette minuti di pausa in meno, per salvare il proprio futuro. Non sono, però, solo pochi minuti da cedere alla parte più forte; è messa in gioco la difesa dei diritti e la dignità dei lavoratori che, pur nelle mille difficoltà della vita , possono saper tenere la testa alta. Questo difende Bianca, l’unica contraria, all’inizio, alla richiesta padronale e, a mano a mano, tra angosce e duri faccia a faccia, la tensione sale fino all’ultimo, definitivo voto. “La paura è dappertutto”; “Siamo qui a farci a pezzi per salvare la pelle” e ” Basta un sì o basta un no” per perdere tutto o acconsentire alla rinuncia di quei sette minuti fatidici. Pur parlando per loro conto, le donne devono anche rappresentare tutte le compagne e i compagni di lavoro che aspettano la loro deliberazione. “Per me e per tutti” può voler dire cedere l’onore pur di non perdere il posto di lavoro o ritrovare il rispetto si sé stessi. Non possiamo tacere anche la presenza di qualche stereotipo (il rapporto tra la madre e la figlia che sta per partorire proprio quel giorno, l’invalidità dell’unica impiegata divenuta tale per un incidente sul lavoro) e luogo comune (lo scontato identikit sociale delle operaie extracomunitarie, il ruolo predatore del maschio padrone della fabbrica), ma sono ben superati e risolti nel contesto complessivo della rappresentazione. Alla fine la difesa della dignità del lavoro rimangono ben impressi nella memoria e nella emozioni della visione del film. La Storia, fin dalla Rivoluzione industriale inglese nei secoli settecento ed ottocento, ha aperto il confronto tra uomo “padrone” e uomo “lavoratore” di marxiana memoria, attuale, ancora oggi, nel nostro mondo globalizzato e poco difeso. Troppo complesso sarebbe avvicinare Taylor, Ludd, Wylkes, Ford e i grandi eventi storici del mondo del lavoro a questo piccolo film che insegna, però, che dalle piccole o grandi scelte personali si può cominciare a tracciare la strada del cambiamento generale. Film da vedere con attenzione e non da soli, per discutere e confrontarsi su temi che interessano tutti, giovani e vecchi, da vicino. Il film è coprodotto, tra gli altri, da Rai cinema e da Sky, con il contributo del Ministero beni e delle attività culturali e del turismo-Direzione generale per il cinema. Michele Placido, attore di grande talento, si è già cimentato, con meritata fortuna, alla regia di film di largo successo. Ricordiamo: “Un eroe borghese”(1995), “Romanzo criminale”(2005) che ebbe celebrata affermazione, “Vallanzasca-gli angeli del male”(2010). Anche in questa esperienza di “7 minuti”, insolita per la sua filmografia, ha dimostrato di essere regista poliedrico e molto preparato.
7 minuti locandina
Regia Michele Placido Soggetto Stefano Massini, Michele Placido; Sceneggiatura Michele Placido, Stefano Massini, Toni Trupia Produttore Federica Vincenti Casa di produzione Goldenart Production, Manny Films, Ventura Film, A&G, Amer, CineFinance Italia, Rai Cinema con il contributo del MiBACT in collaborazione con Radiotelevisione svizzera, SRG SSR e Sky Cinema Distribuzione (Italia) Koch Media Fotografia Arnaldo Catinari Montaggio Consuelo Catucci Musiche Paolo Buonvino Scenografia Nino Formica Costumi Andrea Cavalletto Trucco Mauro Meniconi Interpreti e personaggi Cristiana Capotondi: Isabella Ambra Angiolini: Greta Michele Placido: Michele Varazzi Donato Placido: Donato Varazzi Gerardo Amato: Gerardo Varazzi Fiorella Mannoia: Ornella Violante Placido: Marianna Ottavia Piccolo: Bianca Clémence Poésy: Hira Maria Nazionale: Angela Balkissa Maiga: Kidal Luisa Cattaneo: Sandra Erika D’Ambrosio: Alice Sabine Timoteo: Micaela Anne Consigny: M.Me Rochette Durata 88 min Genere drammatico, commedia

 

Recensione a cura di:

Dino Marin | Crea il tuo badge

Categorie:Commedia, Drammatico

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...