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MACABRO: LA VERA STORIA DI MRS. DUVAL

La passione, smodata, che nutro per il cinema italiano di genere, mi porta spesso ad andare oltre la visione pura e semplice di un film…ad analizzare, studiare, indagare. Oggi è tutto piú facile, i titoli di coda riportano pedissequamente nomi e cognomi di chiunque compaia in un’opera cinematografica, ma negli anni ’70/’80 era diverso: spesso, per motivi fiscali, le “figurazioni speciali” venivano passate come prestazioni di lavoro occasionale, senza essere in alcun modo registrate. Cosí, tanti volti sono rimasti senza nome, avvolti da un fitto alone di mistero…quasi impenetrabile. È il caso della donna anziana che in Macabro (1980), opera prima di Lamberto Bava, ricopre il ruolo della madre del protagonista Stanko Molnar. Mi colpí subito, la prima volta che vidi il film…un volto vero, non cinematografico…cosí realisticamente segnato dalla sofferenza di accudire un figlio non vedente. Le fuorvianti informazioni che trovai in internet, assegnavano il ruolo a Elisa Kadigia Bove, presente nei titoli del film; evidentemente, però, non poteva essere lei, in quanto Elisa, seconda moglie di Achille Occhetto e “Stella Atlantic” di Carosello, è somala. Di colore, insomma. Sua, invece, è la parte della donna che, in Macabro, mostra a Molnar l’articolo di giornale. Trovare la signora Duval si rivelava un intento non facile, per tanti motivi, non ultima la scarsa collaborazione delle persone che in quel film lavorarono, e il fatto che era passato veramente tanto, troppo tempo. Fino a quando, da uno scambio di e-mail con Antonio Avati, produttore di Macabro, venne fuori che si trattava di una venditrice di mobili, dalla quale la produzione attingeva per esigenze di allestimento scenico. Cosí, ricordando che nei titoli di coda del film si citava il mobilificio “La Chiocciola” di Salò, ho pensato di iscrivermi ad un gruppo Facebook di abitanti della cittadina lombarda…nella speranza che qualcuno ricordasse chi fosse la proprietaria di quel mobilificio. Dopo poco, è uscito fuori un nome: Leopolda Frascoli, la titolare de “La Chiocciola”…donna anziana, che anagraficamente poteva essere la persona che cercavo. Ma, avendo anche pubblicato una foto presa dal film, più di un utente sosteneva non fosse lei…troppo diversa, anche per coloro che l’avevano conosciuta da giovane. Purtroppo, la mia ricerca doveva ripartire quasi da zero; cosí, ho creato un nuovo post con una foto piú chiara del viso di Mrs. Duval…a quel punto, un membro del gruppo mi ha fornito un nuovo indizio, sostenendo trattarsi di una donna che aveva un negozio di bigiotteria e souvenir, sempre a Salò. Di lì a poco, altri la riconobbero…tra i quali anche parenti ed ex vicini di casa. Fino a poter finalmente dare un nome e cognome alla madre del cieco Robert: MARTA SZILVASSY SALETTI ungherese di Budapest, ivi nata il 14/01/1921 e deceduta a Milano il 05/03/2002. Grazie alla nipote Barbara, ho saputo che, già in Ungheria, Marta cantava e recitava, nell’operetta. Poi, in Italia, aprí un negozio di borse, articoli da regalo ed oggetti antichi…cose che in parte importava dal paese natío. Donna colta, affascinante, che parlava perfettamente, oltre ovviamente all’ ungherese, anche italiano, tedesco, francese…un fascino e un carisma che andavano oltre il suo aspetto fisico. Una vicina la ricorda agghindata di collane che tanto la attraevano, da bambina…e rammenta quel suo negozio che parlava di arte, antichità, mondi e culture lontani. Probabile che Avati, quando, casualmente, le propose il ruolo, piccolo ma significativo, di Mrs. Duval…fosse rimasto colpito da questa “aura” cosí particolare, oltre che dalla perfetta aderenza fisica al ruolo richiesto. Marta ricordava con piacere la sua esperienza di attrice, raccontando alla nipote di essersi molto divertita, su quel set. Devo ringraziare tutti gli utenti del gruppo Facebook “Sei di Salò se…”, per avermi fatto scoprire questa storia di provincia, di vita e di cinema…Orietta, Stefania, Flavia, Barbara, e tutti coloro che a diverso titolo mi hanno fornito informazioni, grazie. Anche a nome di Marta che continuerà a vivere, per sempre, nei fotogrammi di Macabro.

Articolo di Massimo Bianchi

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