Dopo una rapina in cui c’è scappato il morto, scatta la caccia ai preziosi trafugati e ceduti al ricco e abile ricettatore Marcel, dando il là a omicidi e doppi giochi, rendendo ancor più problematica l’indagine di un commissario francese – cui si aggiungono le pressioni di un dirigente dei Lloyd’s di Londra, coinvolti nella vicenda per diversi milioni di dollari. Risoluzione, più che imprevedibile, alquanto improbabile. Modestissimo e confuso – sceneggiatura di Gianfranco Clerici (Non si sevizia un paperino, 1972 di Lucio Fulci), Luigi Capuano (Ergastolo, 1952) e dello stesso Montemurro – polpettone giallo-gangsteristico dagli incoerenti balzi geografici (tra Francia e Tunisia) che finisce solo per esaurire la pazienza dell’incauto spettatore. La regia di Franco Montemurro (noto più che altro per i suoi Zorro) fatica a creare tensione e non riesce a dare credibilità a un racconto incerto – spesso, a dimostrare la mancanza di un destinazione, si affida a un umorismo scarsamente divertente – nello spirito e dozzinale nella trama, confondendo l’essere emicranico con complessità. Il corpo caldo del titolo dovrebbe riferirsi a quello della sfortunata Doris Kristanel (Rivelazioni di un maniaco sessuale al capo della Squadra Mobile, 1972 di Roberto Montero Bianchi), ma in realtà è meno che tiepido – e alquanto celato all’occhio della telecamera – e dalle movenze un po’ letargiche. Molto meglio Fabienne Dali (vista anche in Cin cin… cianuro, 1968 di Ernesto Gastaldi, è qui al suo ultimo film) come amante scaricata. Il belloccio francese Jean Valmont (L’oro di Londra, 1968 di Guglielmo Morandi) vorrebbe essere un simpatico mascalzone, ma la parte aggettivante gli riesce poco e male. Franco Ressel, da solido professionista, fornisce la sua consueta “routine”, senza però emergere come in altre occasioni. Una dei tanti “capolavori” dell’improbabile messi in cantiere dalla Romana di Fortunato Misiano (dal truffaldino Il mostro dell’isola, 1954 di Roberto Montero Bianchi all’assurdo mix di generi – il “peplum” e lo spaghetti-western – di Sansone e il tesoro degli Incas, 1964 di Piero Pierotti) dai risultati però mestamente tediosi, aggravati da una terrificante partitura di un altrove ottimo Lavagnino (Qualcosa striscia nel buio, 1971 di Mario Colucci), giustificando l’evidente ritardo di distribuzione.
Regia: Francesco Montemurro Soggetto: Luigi Capuano, Francesco Montemurro, Gianfranco Clerici Sceneggiatura: Francesco Montemurro, Gianfranco Clerici, Georges Reville Interpreti: Jean Valmont (Marcel Molenard), Krista Nell (Josette), Fabienne Dali (Greta Nilsen), George Patton (Robert Servais), George Bennedy (Louis), Tullio Altamura [Tor Altmayer] (Leclerc), Aldo Bufi Landi (Charles Clancy), Franco Ressel (mr. Wilkins), Toni Di Leo (commissario), Franco Jamonte (vice commissario), Ugo Adinolfi, Franco Pasquetto, Gianni Pulone, Gualtiero Isnenghi (ispettore Lloyds of London) Fotografia: Augusto Tiezzi Musica: Angelo Francesco Lavagnino Costumi: Walter Patriarca Scenografia: Pier Vittorio Marchi Montaggio: Jolanda Benvenuti Produzione: Romana Film, A.B.C., Tunis, S.N.C. – Société Nouvelle de Cinématographie, Paris Distribuzione: Romana Film censura: 52696 del 20-11-1968
Recensione di Alessandro M. Colombo
Categorie:Giallo/Thriller, Noir
Complimenti per la recensione, tagliente, competente e motivata. In rete si trova una versione curiosamente macellata dai tagli, a suo tempo trasmessa da Mediaset.
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Tra gli attori George Patton…
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