Viperaè uno dei migliori film di Sergio Citti, narrato con il consueto tono da fiaba nera, ma al tempo stesso realistico e crudo, storicamente ben documentato, recitato con toni drammatici da ispirati interpreti. La storia comprende due momenti molto diversi tra loro, segnati dal cambio di attrice che interpreta Rosetta (Volpentesta / Schettino), figlia di Leone (Keitel) e di Vipera (Melli). La prima pgiuarte, ambientata in pieno fascismo, racconta l’infanzia di Rosetta che vive con un padre alcolizzato, abbandonato dalla moglie, da lui chiamata Vipera (sulle note della popolare canzone), oltraggiato da una squadraccia fascista capitanata dal brutale Guastamacchia (Giannini), attratto sessualmente dalla bambina. Il regista racconta la fine del fascismo, il voltafaccia di Guastamacchia (che simboleggia quanto accaduto nella realtà storica), prima comunista, quindi democristiano, pur di restare al potere; soprattutto lascia sfumare la sequenza della violenza carnale subita da Rosetta che finisce per generare un figlio. Purtroppo il padre muore, la bambina partorisce e il bambieno viene affidato a un’altra famiglia, mentre Rosetta viene internata in un orfanatrofio. La seconda parte del film vede Rosetta adulta alla ricerca del figlio perduto, di cui conosce solo il nome (Fortunato), per le strade bruciate della Sicilia rurale del primo dopo guerra, incontrare prima alcune prostitute e un bambino che vive di espedienti, quindi la madre, che impazzisce per il dolore quando il suo uomo le porta via (legalmente) il figlio che accudiva come scopo di vita. Rosetta continua a vagare, ritrova il bambino incontrato in precedenza, apprende che si chiama Fortunato e decide di restare con lui, mentre la presenza onirica del padre è rappresentata da un cavallo bianco che galoppa accanto. Finale da fiaba, molto personale, non del tutto decifrabile ma molto simbolico.
Sergio Citti conferma uno stile pasoliniano, ambientando con realismo una storia dai contorni fantastici, condannando il trasformismo politico e realizzando la consueta epopea della povera gente, in fondo buona e ricca di principi morali. I ruoli principali sono interpretati da due attori straordinari. Harvey Keitel è Leone, un padre alcolizzato, distrutto dal dolore per l’abbandono subito da parte della bella moglie, che riversa tutto il suo amore sulla figlia. Giancarlo Giannini è il perfido Guastamacchia, fascista che al momento opportuno diventa comunista, subito dopo democristiano, un individuo abietto che resta sempre a galla. La sua maschera nera è completata dalla passione per Rosetta, figlia di Leone, che violenta da bambina, negando di essere il colpevole e addossando la responsabilità sul padre. Due interpretazioni eccellenti che valorizzano una sceneggiatura di Cerami e Citti, priva di incertezze, scritta con cura, poetica al punto giusto. Elide Melli è la Vipera del titolo, la madre fedifraga, resa benissimo con uno sguardo allucinato e in alcune sequenze memorabili (nuda, sotto la pioggia, si lacera le vesti). Brava Larissa Volpentesta nei panni di Rosetta bambina, intensa ed espressiva, vincitrice di alcuni premi come attrice esordiente (Festival del Cinema di Salerno), attrice ancora attiva in televisione e al cinema. Annalisa Schettino rende bene la tristezza compassata di una Rosetta adulta, la sua rassegnazione a dover vivere in un mondo diverso da come l’aveva immaginato, infine la determinazione nella ricerca di un bambino perduto. Citti ricostruisce alla perfezione la Sicilia del periodo fascista e del primo dopo guerra, senza citare i luoghi reali, ambientando il film in paesi immaginari di un’Italia campestre e ancora affamata. Sappiamo che gli esterni vengono girati tra Paternò, Catania, Castiglione di Sicilia e Santa Marinella (sequenze marine), ma il regista vuole simboleggiare la miseria globale di un’Italia da ricostruire e uscita con le ossa rotte dalla guerra. Molto intensa la parte in cui si descrive la rivolta cittadina contro i gerarchi fascisti, quando arrivano gli americani, con uno straordinario Giannini che sfoggia tutto il suo talento in un’interpretazione teatrale da voltagabbana imbonitore. Le note di Vipera (Tu hai distrutto tutti i sogni miei …) sono il leitmotiv della pellicola, ed è solo con quel nomignolo che viene chiamata la moglie che ha abbandonato il povero Leone. Tra i temi del cinema di Citti non può mancare il sogno, con un cavallo bianco che compare nella parte onirica raccontata dal padre di Rosetta e infine simboleggia la sua presenza accanto alla figlia, anche dopo la morte. Il regista è bravo a far intuire la violenza carnale pedofila senza mostrare niente, vergando abili pennellate a base di inquadrature maliziose, tra un bagno elegante e l’acqua che scorre, un grande letto, una casa da scapolo e il terrore ritratto negli occhi della bambina irretita da un orco. La tentazione erotica e la lussuria sono ben rappresentate, così come è credibile la parte in cui la piccola rifiuta l’ostia e non prende la comunione, per finire con la rabbia del padre nei confronti del violentatore e la successiva accettazione del fatto compiuto come un lieto evento. Una sequenza straordinaria mostra il padre fare capolino da un muro del paese e guardare con amore la figlia allontanarsi nel tramonto, dopo aver consumato il pranzo che la sua bambina ha preparato: una povera minestra piccante che ha imparato a cucinare. Molto drammatica la parte in cui il padre muore in riva al fiume con i bimbi che ridono senza capire, quasi fossero una sorta di grottesco coro da tragedia greca. Citti non può evitare di descrivere suore e religiosi con stile pasoliniano, puntando l’indice sulla mancanza di umanità e sulla poca comprensione. Per contrasto riversa tutta la sua indulgenza nei confronti delle prostitute, in primo piano come donne che dispensano amore per chi non può averne e sempre disponibili ad aiutare il prossimo. “A noi ci violentano tutti i giorni”, risponde una delle prostitute ascoltando Rosetta narrare lo stupro subito. La follia è rappresentata dalla figura materna, egoista e cattiva, innamorata di se stessa e del suo corpo, che non vuol farsi vedere insieme a una figlia adulta, perché in paese tutti la penserebbero troppo vecchia. Intensa e drammatica la sequenza che mostra il crescendo di pazzia della madre, sotto la pioggia scrosciante, mentre si getta al suolo e si strappa le vesti, con la figlia che parte per un nuovo viaggio alla ricerca del figlio sottratto. Tematiche nuove per il cinema di Citti: la maternità e il rapporto genitori – figli, trattati entrambi con delicatezza e senza eccessi sentimentali, con un tocco di De Amicis corretto dalla concretezza pasoliniana. Il finale fiabesco chiude a dovere una storia sospesa tra realismo magico (alla Zavattini) e sogno, con il nuovo incontro tra madre e bambino (sarà davvero il suo Fortunato?), infine entra in scena un simbolico cavallo bianco (il padre) che segue la donna e il ragazzino come per proteggerli dai pericoli. Inaspettato il cammeo di Goffredo Fofi nei panni di un parroco confessore.

Regia: Sergio Citti. Soggetto e Sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Sergio Citti. Fotografia: Blasco Giurato. Montaggio: Ugo De Rossi. Scenografia: Andrea Cristanti. Costumi: Alberto Verso. Fonico di Presa Diretta: Mario Dallimonti. Musica: Nicola Piovani (composta e diretta). Edizioni Musicali: Emergency Music Italy. Direttore di Produzione: Verena Baldeo, Gianni Lieto. Aiuto Regista: Francesca Del Sette. Operatore alla Macchina: Fabio Lanciotti. Fotografo di Scena: Umberto Montiroli. Direttore del Doppiaggio: Pino Colizzi. Casa di Produzione: Cosmo Production; Rai Tv – Rai Cinema (collaborazione), con il sostegno del Dipartimento Spettacolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Famiglia Ligresti (Atahotels). Sviluppo e Stampa: Cinecittà. Pellicola: Kodak. Genere: Drammatico. Durata: 90’. Esterni: Paternò, Catania, Castiglione di Sicilia, Santa Marinella. Interpreti: Harvey Keitel (Leone), Giancarlo Giannini (Guastamacchia), Elide Melli (Vipera), LarissaValpentesta (Rosetta bambina), Annalisa Schettino (Rosetta adulta), Rosaria Ainnusa, Paolo Pini, Goffredo Fofi, Maria Rosaria Sapienza, Olimpia Carlisi, Nadia Carlomagno, Michele Lo Foco, Verena Baldeo, Chiara Bentivegna, Omar Bonomelli, Carmelo Catania, Rosario Cosentino, Katy MoniqueCuoh, Antonella Di Stefano, Salvatore Grasso, Giancarlo Kory, Cristina Macca, Marina Monsé, Maurizio Nicolosi, Rosaria Sferaz Olivieri, Roberto Pistorio, Antonello Puglisi, Antonio Reina, Massimo Spata, Valentina Torrisi, Banda Musicale di Francavilla di Sicilia.
Recensione di Gordiano Lupi
Categorie:Drammatico, Storico