Noir

LA LUNGA SPIAGGIA FREDDA (1971) di Ernesto Gastaldi – recensione del film

Stati Uniti, luogo imprecisato sul mare. Il matrimonio tra Jane e Jonathan non sembra esser stata una buona idea. Jane non è appagata, sente che il proprio sentimento sta scemando, il marito è un uomo banale. Sono in automobile e discutono. Viaggiano verso la loro casetta in riva al mare per trascorrere qualche giorno di vacanza. Jane rifiuta contatti con Jonathan, gli dirà che le sue mani sono fredde, e a lui preferisce la solitudine delle passeggiate in spiaggia. Jonathan spera di migliorare il rapporto, ma quattro motociclisti senza radici né ritegno, accampati nella lunga spiaggia fredda, notano la bella bionda Jane e la seguono irrompendo nella casetta. Il biondo Fred (Robert Hoffmann), capobanda, violenta la donna mentre i compari tengono a bada l’innocuo marito. Jane sembra gradire, accuserà il marito di non esser intervenuto in sua difesa e lui si giustifica dicendo di esser stato legato. Forse qualcosa si può ancora salvare e Jonathan tenta di scappare insieme alla moglie a bordo della loro rassicurante Pontiac LeMans posteggiata accanto alla casetta, ma i motociclisti hanno provveduto a sabotare il motore. Jonathan trova una pistola, ma dopo aver sparato e soltanto ferito un bandito, riesce persino a farsela levare di mano. Non c’è scampo, è un assedio. Il bandito Fred e l’insoddisfatta Jane, ormai arresa, s’incontrano nuovamente tra le mura della casa in quella che diventa una permanenza forzata. Parlano, si confrontano. Appartengono a stili di vita lontani ma si scoprono affini nella distanza che li separa e che allo stesso tempo li unisce per reciproca necessità o disperazione. Fanno l’amore senza ritegno al cospetto di un marito rassegnato che non interviene più. Poi il problema esplode. La lunga spiaggia fredda è la terza regia di Ernesto Gastaldi, prolifico sceneggiatore di circa centoventi film (e moltissimi altri mai girati), dal peplum allo spionaggio, dal giallo al western; la sua penna veloce ha scritto mezzo secolo di cinema. La lunga spiaggia fredda non è recensito su tutti i dizionari di cinema, alberga in quella orgogliosa cerchia sotterranea di film rimasti un po’ in ombra e visti poco, snobbati dalla critica ma esistenti e potenti di un’atmosfera diventata storica. La musica elettro-esotica di Cipriani e la voce della Orlandi sulle immagini di una splendida spiaggia al tramonto introducono una storia con una dinamica affatto splendida, che subito impenna in uno snervante stillicidio. Qualche ispirazione morbosa da Cane di paglia condita con fantasia sadica grazie a personaggi alla Easy rider dà origine a un arido cul-de-sac nostrano girato sulla costa laziale. Gastaldi l’ha scritto insieme all’amico Vittorio Salerno e ad Alberto Cardone. La sceneggiatura prevedeva scene forti e violenze varie, perciò la protagonista doveva dimostrare predisposizione e carattere. Da parte di Mara Maryl, moglie di Gastaldi, c’era entusiasmo e trasporto all’idea di affrontare un personaggio maltrattato. Il loro era un sodalizio artistico oltreché d’amore: Mara è protagonista in tutte le sue regie. Le scenografie quasi surreali o dichiaratamente posticce sono minimali, come i luoghi, i personaggi e la storia. È un ambiente rarefatto, a partire dalla “finta” casetta sulla spiaggia, un piccolo mondo essenziale, quasi sognante alla Ferreri, che pulsa in un divenire di traumatici imprevisti a ritmo incalzante, imprevisti sorretti dalle dinamiche di disperazione dei cinque personaggi. Sono sempre e solo loro, isolati in un non luogo specchio di verità: qualcuno nel dramma matura, altri cadranno. Accade sempre qualcosa, in crescendo. La regia di Gastaldi in termini di immagini è spigolosa, attenta ai piani e alle inclinazioni, si stringe su primi piani alterati, si muove geometricamente tra la verticalità di minacciosi coltelli e la desolazione della lunga spiaggia fredda. Una notevole invenzione di montaggio enfatizza l’ingresso in scena dei cinque ceffi: inquadratura dall’interno di una finestra, si avvicinano i volti dei cinque uomini dall’esterno, seguono i loro primi piani montati in successione, prima rapidamente e poi a rallentare, come una trottola che pian piano diminuisce i giri, scemando. The lonely violent beach, questo il titolo internazionale, è girato sotto un sole freddo, in un’epoca dove l’estetica crepuscolare beat combinava in armonia violenza e atmosfera da fotoromanzo.
la-lunga-spiaggia-fredda locandina

Regia: Ernesto Gastaldi Soggetto: Alberto Cardone, Vittorio Salerno Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi Interpreti: Robert Hoffmann (Fred), Mara Chianetta [Mara Maryl] (Jane), Walter Maestosi (Harry, sio marito), Riccardo Salvino, Gianni Loffredo, Fabian Cevallos Fotografia: Benito Romano Frattari Musica: Stelvio Cipriani Montaggio: Attilio Vincioni Suono: Roberto Brini Produzione: Synthesis Produzioni Cinematografiche Distribuzione: Indipendenti Regionali Censura: 58064 del 05-05-1971

Recensione di Francesco Tassara

Categorie:Noir, Rape & revenge

1 risposta »

  1. Complimenti per la cura e il calore dimostrati. Potrei pure rivederlo, ma lo ricordo terribile, brutto, noioso: indifendibile. Sono appassionato di film italiani di genere, e quindi consapevole che, almeno in ambito thrilling, la sceneggiatura è quasi sempre uno dei punti deboli del film. Per questo non posso accettare l’ammirazione dimostrata nei confronti di Gastaldi, uno che certo non dimostra realismo riguardo alla sua carriera. Bisognerebbe incominciare, dopo il recupero storico del nostro recente passato cinematografico, a discriminare, e a ristabilire certe “verità”. Come; ad esempio, che la differenza qualitativa, in molti casi nostrani, la facevano regista, direttore della fotografia e autore delle musiche, e non certo sceneggiatori come Gastaldi, o “attori” come sua moglie.

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