Il progetto prende ufficialmente l’avvio nel 1989 con l’iscrizione nel Pubblico registro cinematografico (16
marzo 1989, n° 8009) del film Il cielo senza stelle: soggetto e sceneggiatura sono di Giovanni e Angelo
Proia, mentre la regia è di Gianni Martucci. Un anno prima (18 marzo 1988) era stata depositato il copione
Starless sky presso il Ministero dello Spettacolo a firma del solo Angelo Proia (1) che era attivo negli anni
’50 come distributore (Gervaise – 1956, diretto da Renè Clement) e come produttore di due film operistici
diretti da Giacinto Solito (La storia del fornaretto di Venezia e La Gioconda, datati 1952 e 1953) con la
società OCI (Organizzazione cinematografica italiana). Non è quindi un caso che, in occasione de Il cielo
senza stelle, la sigla produttiva diventi OTI, acronimo di Organizzazione televisiva internazionale,
appartenente secondo il PRC ad Elide Battisti, con sede in via Luigi Settembrini 24 a Roma.
Le riprese partono solo nel febbraio 1990, ma il regista non è più Martucci, bensì Giulio Giuseppe Negri,
attivo nei decenni precedenti con pellicole spesso inedite (o forse incomplete), in molti casi con la
partecipazione dello stakanovista Gordon Mitchell. Un’articolo della Stampa (2) da notizia dell’avvio delle
riprese a Biella, curiosamente senza citare il nome del regista. Si apprende che la coppia protagonista è
formata da Loredana Romito e da Cristiano Bussi, “che il pubblico ha visto in telenovele e in Good morning
Vietnam; un ruolo rilevante lo ricopre anche Emy Valentino (nome d’arte di Erminia Garofano). Figura
fondamentale per la produzione del film (che ha modo di accedere alle sovvenzioni statali) è il direttore di
produzione Benito Mercuri che diversi anni dopo lavorerà di nuovo, in quel di Livorno, con Negri e produrrà
la commedia, rimasta inedita a seguito di comportamenti non proprio limpidi di Mercuri, La casa chiusa
(1998), diretta da Franco Pennacchi (3). A Biella Negri avrebbe dovuto girare Piazzale Loreto, dedicato agli
ultimi mesi di vita del Duce: il progetto, mai realizzato, ha una certa risonanza per il fatto che il ruolo
Mussolini sarebbe stato interpretato dal figlio Romano. (4) Mercuri nell’articolo cita un incontro, avvenuto
in occasione delle riprese di un documentario a Torino, con Flavio Ferrari, pittore e scenografo del film, e
Leandro Burgay: quest’ultimo, dopo una lunga carriera da assicuratore, si era dedicato alla produzione e
importazione di telenovelas con diverse società, tra cui la Deltavisione, ringraziata nei titoli di coda del film
di Negri.
Nonostante un discreto impegno produttivo, Cielo senza stelle, passato in censura (n° 87903, in data 26
luglio 1992) come Edizione straordinaria (metraggio: 2317 m, pari a circa 84 minuti), non arriva nelle sale.
La regia è firmata da Luigi Regoni, anagramma di Giulio Negri, probabilmente un escamotage per far
risultare la pellicola come opera prima per l’ottenimento dei fondi statali. (5) Michele Zanoni, autore della
colonna sonora, ricorda di non essere stato pagato ed è ancora oggi dispiaciuto per non aver almeno potuto
sentire (e vedere) sul grande schermo il film e le sue musiche. Lo ricorda però come un bel film, un giallo
classico senza spargimenti di sangue: è effettivamente l’impressione che si ha leggendo la trama riportata sul
visto censura. La pellicola racconta le indagini del giornalista Andrea Senesi sull’omicidio di un ricco
banchiere: l’uomo viene presto subito dalla procace vedova Sheila (6) (e trattandosi della Romito lo
comprendiamo!) tradendo la fidanzata. E’ chiaro che la donna tenti di sviare i sospetti su di lei, indirizzando
il giornalista sul nipote che è in procinto di incassare buona parte dell’eredità: durante un incontro, il
protagonista irrita il nipote, ma durante la colluttazione Andrea lo uccide. Nel finale si comprende il titolo:
chiamato all’obitorio, il protagonista crede che lo abbiano scoperto e detta un articolo in cui confessa il
delitto. La morta si rivela però essere la sua fidanzata, uccisa per gelosia da Sheila: ormai l’edizione
straordinaria del giornale, con l’articolo incriminante, è già in stampa.
Una lettura della trascrizione dei titoli di testa fa notare alcune curiosità, specialmente la presenza nel cast di
Sergio Baldacchino (Rivoli, 3 novembre 1932 – Torino, 23 aprile 2014 (7), sporadicamente attivo come
attore, ma principalmente impegnato come organizzatore e produttore di film, anche pornografici (8). Anche
lui si è “lanciato” negli “articolo 28”, producendo l’unica opera cinematografica del regista RAI Leone
Mancini (Ci sono anch’io, 1996), con cui Baldacchino aveva diretto alcuni cortometraggi. Il suo nome lo si
ritrova alla ribalta della cronaca nel 2010, quando viene arrestato per usura (9). Un curioso injoke è quello
del camuffamento del nome del regista, oltre a quello già citato, laddove la marca dei costumi è la
Nigermoda, mentre i gioielli sono di Walter Wood, pseudonimo che Negri aveva già usato per accreditarsi
come attore nel film Ricordi, da lui diretto nel 1984. Come revisore dei dialoghi appare una vecchia
conoscenza del cinema di genere: Salvatore Bugnatelli.
Articolo di Gianluca Panzeri
Note
(1) https://bibliochiarini.sebina.it/opac/resource/starless-sky/CSC0052894
(2) M. Co., Biella, set per un “giallo”, 28 febbraio 1990, pagina 7
(3) L’attore Simone Fulciniti, che alle rocambolesche vicende della pellicola ha dedicato un libro (Ciakke, si
gira!, Edizioni Erasmo, Livorno, 2016), ricorda che il direttore della fotografia Stelvio Massi ebbe un ruolo
talmente importante nella direzione del film che è in pratica da considerarlo il vero regista. Significativi
sulle traversie produttive anche gli articoli dell’epoca sul Tirreno: https://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/
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