FRANCESCO TASSARA

Scrivo e lavoro con la fotografia e il video. Il mio è un lavoro che amo, buffo perché in costante bilico tra l’esser al servizio di qualcuno (reportage fotografici su commissione legati al mondo della musica e del teatro e dell’arte in generale) ed esser autore di reportage e documentari miei su argomenti che scelgo come percorso di crescita personale. Praticamente è come se fossi sempre a scuola, la vivo così. Sono curioso, mi piace vedere tutto e parlare con chiunque. Mi piace, in parallelo al mio lavoro, definirmi uno studioso di cinema (passione che mi ha aperto le porte della vita), o piuttosto uno che cerca di scoprire e capire, per poi raccontare e restituire quanto appreso. L’ho studiato all’università, un po’ per caso e un po’ per provare, ma questo, contrariamente al titolo di studio ottenuto, non fa di me quello che intendo uno “studioso”. Lo studio è una continua ricerca, mai sazia, infinita, di ogni aspetto: dalle influenze tra le varie correnti e generi legati al contesto storico, alle storie personali e i percorsi degli autori, registi, attori e tecnici che ruotano attorno alla nascita e lavorazione di un film, dai dialoghi alla fotografia ai movimenti di macchina. Mi piace scoprire sempre più cose, e più ne scopro più mi accorgo che non se ne sa mai abbastanza. La scoperta diventa motivo di divulgazione, per amore, unita alla personale sensibilità maturata nel tempo, sempre in mutazione. Anche se ho ovviamente delle preferenze mi piace tutto, ho visto e vedo di tutto, di ogni epoca, genere e Nazione, perché mi serve tutto. Il cinema che conosco meglio e di cui mi piace parlare è quello italiano compreso nel trentennio ’60, ’70 e ’80, comprese le derive coi vicini “parenti” francesi e spagnoli. Citare particolari titoli o nomi sarebbe limitativo, però nel cuore, su tutti, porto due nomi: Lucio Fulci e Michelangelo Antonioni, con cui sono cresciuto (visioni proibite d’infanzia scovate programmando di nascosto il videoregistratore), e che mi hanno insegnato tanto. Amo particolarmente l’horror, il giallo, il thriller, il noir, il neorealismo, il cinema pop della contestazione, le tragedie balneari, la commedia sexy e l’erotico d’avventura alla Emanuelle Nera. Conosco poco del cinema contemporaneo ma non me ne faccio un problema. La mia testa è nel passato, situazione che certe volte ha portato a definirmi “vintage”