SAFROM (2015) di Nicola Barnaba |
Il film narra infatti di Max, un trentenne in crisi lavorativa e sentimentale, che si trova per caso a dare un passaggio a una giovane ragazza, che si scoprirà poi essere una ricercatrice della Safrom, un laboratorio farmaceutico super-segreto nascosto tra le colline laziali. In seguito Max scopre che alla Safrom portavano avanti esperimenti finanziati dai militari, ovviamente loschissimi e con effetti deleteri per gli esseri umani. Il risultato è sempre il solito: uomini trasformati in famelici zombies, o giù di lì. Una storia semplice ed estremamente derivativa, senza messaggi particolari se non quelli di omaggiare un certo cinema del passato. Niente di nuovo sotto il sole, se non una cura particolare nei dialoghi, molto meno sciatti rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da un prodotto del genere. Nei primi 50 minuti non succede molto, ma Barnaba riesce comunque a creare una discreta tensione. Grazie anche al cast, nettamente superiore alla media degli indie horror tricolori. In particolare Valerio Morigi (“Presto farà giorno”, “Halina”), nei panni del simpatico e perennemente perplesso Max, ci regala un’ottima interpretazione. Presente anche il regista Edoardo Margheriti, nel ruolo del capo dei militari. 2/3 di film scivolano via bene, senza particolari difetti o trashate involontarie (tipiche del nostro “cinema del sottobosco”…), se non qualche lungaggine di troppo (l’estenuante “ping pong” da un blocco stradale all’altro dei 2 protagonisti a bordo della loro auto). Il problema diventa l’ultimo terzo di film: costruisci un film totalmente di genere, crei una certa attesa su ciò che può succedere da un momento all’altro…e poi non fai succedere quasi nulla. C’è un interessante colpo di scena in verità, ma poco altro. Lo spettatore, preparato in un certo modo, si aspetta zombies che spuntano da tutte le parti, pronti a mordere le chiappe a tutti in un profluvio di sangue. E invece, purtroppo, sangue, azione ed effetti speciali latitano. Naturalmente sospettiamo che tutto ciò si possa imputare alle solite ristrettezze di budget. Peccato però! Con un finale “come si deve”, cioè pieno di sangue e violenza, sarebbe diventato un piccolo cult. Resta comunque un film dignitoso, che per quasi tutta la sua durata riesce a mantenere un grado di tensione soddisfacente.
Recensione a cura di
Massimo Bezzati
Mi e’piaciuto molto il film.Aspetto il seguito.buon lavoro.
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