Spaghetti Western

PREPARATI LA BARA! (1968) di Ferdinando Baldi – recensione del film

 ATTENZIONE CONTIENE SPOILER
-“Gli errori si pagano, Lucas, sono qui per questo”.
-“Per chi prepari questa fossa?”. “Per te!”
-“Voglio darti anch’io un consiglio, prega!”

David Barry ha grandi ambizioni e pochi scrupoli. Propone a Django, suo amico, di aiutarlo a diventare governatore, ottenendo un secco rifiuto. Il giovane pistolero preferisce proteggere, con altri compagni di avventura, un carico di oro da portare al sicuro presso il deposito federale.
Si sa, le campagne politiche costano molti soldi e Barry ha bisogno di molto denaro. Affida alla banda di Lucas, spietato padrone del saloon della cittadina dove vive, l’assalto alla diligenza con l’oro. Nella sparatoria vengono trucidati tutti gli uomini della scorta, viene ferito gravemente Django e viene uccisa anche la moglie che lo aveva accompagnato. L’oro è nelle mani degli assalitori, Django, rabbioso e sconfitto, scava una fossa con inciso il suo nome e la data di morte della moglie.
Trascorrono cinque anni e gli assalti alle diligenze con l’oro continuano con frequenza. La giustizia riconosce come colpevoli poveri messicani o sprovveduti contadini che, con processi sommari, vengono regolarmente impiccati. Ad eseguire le sentenze viene chiamato il boia della contea. E’ Django, ora divenuto carnefice a pagamento. Con uno stratagemma, un gancio applicato alla schiena, il presunto giustiziere salva molti condannati che arruola, poi, in un gruppo organizzato per vendicare i torti subiti.
Da questa premessa la vicenda si arricchisce di colpi di scena che porteranno Django, Lucas e Barry alla resa dei conti finale. Lucas muore carbonizzato nel suo saloon a cui Django ha appiccato il fuoco. Barry, convocato nei pressi del cimitero dove il boia sta svuotando una fossa, cerca, di nuovo inutilmente, di convincerlo a diventare suo alleato, ma viene disarmato. Dalla collina, incombenti, compaiono i suoi uomini per l’ultimo assalto. Con un gioco di prestigio, dalla buca dove sta scavando, Django fa comparire una mitragliatrice che, usata a mano, sterminerà tutti i cattivi, Barry compreso. Al pistolero non rimane che cercare nuove avventure in sella al suo cavallo, lontano da quella vallata, nemesi di di morte e di vendette.
“Preparati la bara!” è uno spaghetti western le cui riprese iniziano nel 1967, ma viene distribuito solo nel 1968. Definito un sotto-Django o il sequel del più famoso “Django” diretto nel 1966 da Sergio Corbucci, ne rappresenta invece un apocrifo prequel. Il titolo, per il mercato estero, fu “Viva Django” e, in Francia, dopo i successi di Terence Hill nel ruolo di Trinità, fu rieditato come “Trinità preparati la bara!”.
Vale la pena ricordare come nasce e si sviluppa l’idea di un seguito del primo “Django” che portò tanto successo e ottimi incassi al cinema italiano. Questo nuovo film è pronto per essere girato:
• stessa casa di produzione, la Brc del formidabile produttore Manolo Bolognini,
• stessa fotografia di quel Enzo Babroni che, dal 1970, con lo pseudonimo di E.B. Clucher, avrà tanta fortuna, da regista, con i due “Trinità”, i due “Anche gli angeli mangiano fagioli” e tanti altri;
• alla sceneggiatura c’è ancora Franco Rossetti.
Sergio Corbucci viene sostituito da Ferdinando Baldi alla regia. Non rimane che contattare Franco Nero, attore che ha caratterizzato al meglio il ruolo con i suoi occhi azzurri, la prestanza fisica da attore americano e la cupa sagoma del pistolero che trasporta una bara come simbolo di morte e vendetta.
Al film di Baldi, però, preferisce il ruolo di Lancillotto nel lungometraggio americano di Joshua Logan, “Camelot”con Vanessa Redgrave e Richard Harris, rivelatosi poi un parziale insuccesso in patria, ma capace di vincere premi importanti.
Al suo posto viene chiamato un giovane attore, Mario Girotti, poi, dal cognome della moglie, Lori Hill, Terence Hill. Arriva da due musicarelli, l’ultimo con Rita Pavone, da qualche western tedesco e da piccoli ruoli con grandi registi come Pontecorvo, Bolognini, De Sica e, addirittura, nel “Gattopardo” di Visconti.
Gli occhi azzurri ci sono di suo, il trucco, i vestiti e le pose da eroe corbucciano fanno il resto. Terence, uguale a Nero, è pronto per le riprese. A nostro giudizio, alla fine, si rivela un ottimo succedaneo di Django, diverso dall’originale: atletico, mai fosco, mai tetro e, pur oppresso dalla morte della moglie e dal mestiere di boia, grintoso, solare e determinato. Una scelta azzeccata, la strada è aperta per altre buonissime interpretazioni, talvolta scanzonate, altre volte d’impegno.

“Preparati la bara!” risulta dunque un prequel con pochi collegamenti con il primo “Django”. La regia è più spettacolare, magistrali le scene del saloon distrutto dall’incendio e la morte di Lucas avvolto nelle fiamme. Nelle riprese c’è meno energia rispetto a Corbucci, ma Baldi ci mette tanta violenza, come nelle scene delle pur finte impiccagioni, dello sparo in faccia a un bandito o della strage con la mitragliatrice che amplifica l’equivalente, ma meno eclatante, scena del “Django”originale.
Lo spettatore che cerca gli stilemi del genere è accontentato: l’eterna lotta tra il bene (il pistolero senza paura) e il male (il cattivo avido di oro e di potere), la vendetta, i duelli, il messicano, il tradimento, il vecchio al telegrafo, il carico di oro da predare, il saloon con lo spietato proprietario e la sua banda.
E’ uno scenario autunnale, fangoso e freddo, ma con la fotografia di Barboni così luminosa e vivida da farne contraltare. Colonna sonora di Reverberi con tema “You better smile” cantato da Nicola Di Bari. Pochi zoom, molto usati all’epoca, e tante riprese ravvicinate con puntuali e convincenti primi piani.
Gli attori, come spesso succede negli spaghetti western di quel periodo, sono tutti all’altezza del loro ruolo. Oltre al già citato Hill, i cattivi Horst Frank, glaciale, e Eastman-Montefiori, imponente, sono ben calati nelle parti, mai sguaiati, istrionici quanto basta e professionali. Una scelta davvero riuscita. Da segnalare anche Pinuccio Ardia (il telegrafista), Gianni Brezza, Barbara Simon e Josè Torres.
Per chi non si aspetta e non è alla ricerca a tutti i costi di un Django 2, ma vuole godersi un film con sceneggiatura equilibrata, violenza quanto basta e una storia appassionante, “Preparati la bara!” non è da perdere.
Curiosità:
-Gli incassi e il pubblico non premiarono il film. Rispetto al precedente film, sempre con Terence Hill, “Dio perdona io no!” l’incasso fu inferiore per un terzo.
-Il film fu vietato ai minori di 14 anni
-Durante le riprese Eastman-Montefiori si innamorò di Barbara Simon alias Bruna Simionato: “Mi ero preso una scuffia, era anche simpatica”
-Il produttore Manolo Bolognini che, nello stesso periodo delle proiezioni, produceva “Teorema” di Pasolini, lo ricorda come “un buon film”.
-Frase di lancio: “Lugubre, sinistro, un urlo echeggiò nella valle della morte”

Ferdinando Baldi, laureato in lettere, passò dall’insegnamento alla regia cinematografica. Diresse molti film di genere, dagli spaghetti western ai musicarelli, ai peplum e alle commedie.

Da segnalare: “David e Golia” 1960 e “I tartari” 1960 con Orson Welles, “Little Rita nel West” 1967, “Blindman il pistolero cieco” 1971, “Afyon-oppio”1972, “L’inquilina del piano di sopra” 1977.

Per la redazione di questa recensione sono state utilizzate informazioni tecniche dal libro di Matteo Mancini “Spaghetti western-volume 2”, Edizioni Il Foglio, che ringraziamo.

Il film è stato pubblicato sia in Blu-ray che in DVD (clicca qui per saperne di più).

preparati la bara locandina

Regia: Ferdinando Baldi Soggetto: Franco Rossetti Sceneggiatura: Ferdinando Baldi, Franco Rossetti Interpreti: Mario Girotti [Terence Hill] (Django), Horst Frank (David Barry), Luigi Montefiori George Eastman] (Lucas), Barbara Simon (Mercedes Garcia), Pinuccio Ardia (Horace), Guido Lollobrigida [Lee Burton] (Jonathan Abbott), Gianni Brezza, Andrea Scotti (uomini di Lucas), Ivan Giovanni Scratuglia (Pat O’Connor), Franco Balducci (Jack), Angela Minervini (Lucy), Gianni Di Benedetto (Walcott), Franco Gulà (sceriffo), Luciano Rossi, José Torres (Garcia Ibanez) Fotografia: Enzo Barboni Musica: Gianfranco Reverberi Costumi: Franco Antonelli Scenografia: Gastone Carsetti Montaggio: Eugenio Alabiso Suono: Dino Fronzetti Produzione: B.R.C. – Produzione Film Distribuzione: Titanus censura: 50713 del 25-01-1968

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