Drammatico

DOGMAN (2018) di Matteo Garrone – recensione del film

Presentato alla 71ª edizione del Festival di Cannes,Dogman mostra un crudo ritratto di vita ispirato ad un fatto realmente accaduto. Attraverso una solita poderosa regia, Garrone mette in scena una particolareggiata rappresentazione di un “macabro Charlie Chaplin” alle prese con la pesante realtà della malavita. In un complesso omertoso, quasi privo di legalità, Garrone si destreggia con la sua macchina da presa “ritraendo” un luogo senza tempo e senza una definizione. In un fatiscente rione l’effusione di criminalità sembra essere l’unica concezione utile per poter sopravvivere. A pagare lo scotto di questa insana realtà, è un minuto personaggio, Marcello, proprietario di un modesto salone di toelettatura per cani, “reo” di condividere atti criminosi con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Una vicissitudine lascia solo il povero Marcello ad una realtà difficile da affrontare e risolvibile solo e soltanto con una vendetta.
Dogman è fondamentalmente un lavoro neorealista “costruito” con semplicità ma anche con arguzia; attraverso la “maschera farsesca” di Marcello Fonte, Garrone riesce a dar vita ad un film dove la dannazione sembra essere l’unico elemento “pulsante” dall’inizio alla fine. Il ritratto di un incubo, articolato con una magistrale messa in scena che rende ancor di più angosciante l’intera situazione. Un film crepuscolare, volutamente barbaro, incisivo quanto basta per renderlo assolutamente graffiante.

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Regia: Matteo Garrone; Sceneggiatura: Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Matteo Garrone; Produttore: Matteo Garrone, Jean Labadie, Jeremy Thomas, Paolo Del Brocco; Produttore esecutivo: Alessio Lazzareschi; Casa di produzione: Archimede, Rai Cinema, Le Pacte; Distribuzione (Italia): 01 Distribution; Fotografia: Nicolaj Brüel; Montaggio: Marco Spoletini; Musiche: Michele Braga; Scenografia: Dimitri Capuani; Costumi: Massimo Cantini Parrini; Interpreti: Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Alida Baldari Calabria, Gianluca Gobbi.

Recensione di Alessio Giuffrida

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