Commedia

I COMPLESSI (1965) di Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi, Franco Rossi – recensione del film

ATTENZIONE CONTIENE SPOILER “Er fazzoletto ce l’ho, le sigarette pure, forse l’ombrello lo potevo lascià a casa. Ma no, e se poi piove? Io ‘ste gite domenicali le odio! Però così posso parlà a Gabriella. E se je comprassi un fiore? Sì, e così poi s’accorge che so io quello che tutte le mattine je lascia un fiore sur tavolo.” Il film si compone di tre episodi: -Primo episodio: “Una giornata decisiva”. Quirino Raganelli è uno scapolo di mezza età, metodico, insicuro, impacciato. Su proposta della Direzione della ditta Ultra Market dove lavora, ha aderito, con tutti i suoi colleghi, a una domenicale gita aziendale. Con grande anticipo raggiunge il pullman che, alle prime luci dell’alba di una uggiosa giornata romana, porterà tutti gli impiegati alla villa del Presidente della azienda. Questi ha deciso, bontà sua, di dividere con le maestranze piscina, parco e buffet per un giorno intero. Quirino si è dato anche un obiettivo: vincere la sua proverbiale timidezza per dichiarare a Gabriella, collega molto carina, i suoi sentimenti e la volontà di sposarla. Non sarà , però, la giornata che lui aveva desiderato. Tra colleghi cafoni che lodano servilmente il direttore e temporali improvvisi, Quirino si ritrova faccia a faccia con Gabriella che gli confessa di avere una relazione con un loro collega sposato e gli chiede aiuto per liberarla dall’impegno. Il compito è troppo impegnativo per Raganelli che si ritira e cede suo malgrado, nel finale imbarazzante, alle avances della racchia Giulia. -Secondo episodio:”Il complesso della schiava nubiana”. Gildo Beozi è un burocrate di alto livello della amministrazione statale. Cattolico, moralista, difende in tutti i modi il suo perbenismo sociale. Periodicamente invia a tutti i giornali nazionali le smentite per non essere accomunato ai comportamenti di un suo quasi omonimo, Guido Beozi, famoso playboy a cui i rotocalchi dedicano molto spazio scandalistico. Per caso viene a sapere che la cugina e moglie Erminia, in attesa del quarto figlio, in gioventù, ha partecipato da comparsa a un film peplum nelruolo di schiava. La si vede tinta di nero e a seno nudo in una breve inquadratura. Il film è ancora in circolazione e, per Gildo, l’onta di essere accostato al “disonore” della moglie, è insostenibile. Dopo aver verificato che la censura ha già eliminato la scena per la distribuzione in Italia, interviene, presso il consolato egiziano, per togliere dalla circolazione il film in programmazione, in versione integrale, in Egitto. Per ottenerlo, non si fa scrupolo di utilizzare fondi e poteri derivanti dalla sua carica di manager statale. L’ossessione di ritrovare a tutti i costi i residui negativi della pellicola, lo portano a contattare un fotografo gay, reperibile in un circolo di dubbia moralità. E’ in questo luogo che l’irruzione della polizia trova, tra i frequentatori, anche l’ignaro Gildo al quale non può essere risparmiato il relativo scandalo giornalistico. Questa volta spetta al playboy Guido Beozi far stampare la dovuta presa di distanza dal quasi omonimo Gildo. Terzo episodio: Guglielmo il dentone. Guglielmo Bertone è un uomo colto, energico e di ottima dizione. Per questi motivi, anche se non raccomandato da nessuno, decide di partecipare al concorso Rai per diventare lettore del telegiornale nazionale. Sa molte lingue, è sempre ben informato e non ha difficoltà a superare le prove che la commissione ha preparato per i candidati. Negli ambienti della tv è soprannominato “Guglielmo il dentone” per la sua dentatura pronunciata, quasi equina. Oltre alla mancanza di raccomandazioni, è questo il problema che induce la commissione, debitamente sollecitata dalle alte sfere della tv di stato, a cercare ogni mezzo per eliminare lo scomodo concorrente. Le domande insidiose, gli scioglilingua estremi e i tentativi per convincerlo a lasciare non portano risultati. Guglielmo stravince e si mostra al pubblico del telegiornale serale, premiato dal vasto gradimento dei telespettatori, per leggere le notizie con perfetta pronuncia. All’uscita degli studi televisi lo attendono le gemelle Kessler per l’ennesima serata di allegria e buonumore. “I complessi” è un film del 1965. A buon diritto è da ascrivere alla commedia all’italiana, nel sottogenere “commedia a episodi”. Gli anni sessanta vedono fiorire questo tipo di pellicole che frammentano in sketches ed episodi , anche di media durata, la narrazione all’interno dello sviluppo filmico. Dino Risi, maestro di questo modello di cinema, affermava : “gli attori erano contenti perché lavoravano poco e guadagnavano bene, gli sceneggiatori mettevano in circolazione le idee che non erano riusciti a far diventare film, anche il pubblico era contento, e quindi c’erano produttori che ci marciavano volentieri.” Un po’ per opportunità, un po’ per esigenze alimentari ( sono i tempi in cui la congiuntura finanziaria comincia a farsi sentire dopo il boom economico degli anni cinquanta ed inizio anni sessanta), il cinema a episodi diventa , con frequenza, appuntamento gradito per lo spettatore di quel periodo. Ben confezionati, girati da registi di diversa estrazione e collocazione di genere, rappresentano, molto spesso, oggetto di grandi incassi e formula per massimizzare performances artistiche e registiche di buon valore. Questi film possono essere strutturati a mini episodi come in “Signore Signori” di Pietro Germi del 1966 o “Il commissario Pepe” di Ettore Scola del 1969. Unica regia e trama con un filo conduttore che lega insieme tutti i segmenti. Poi ci sono le pellicole a episodi classici dove registi diversi fanno riferimento al tema di fondo(sesso, società, difetti,comportamenti) che funge da pretesto per i filmmaker che sviluppano il soggetto con modalità proprie e libertà assoluta. Da un titolo prodotto nel 1961(“Le italiane e l’amore”), si passa a 7 nel 1963, fino a 14 nel 1964 e 11 nel 1965. Non solo il cinema di genere è interessato, ma anche quello autoriale dà vita a opere indimenticabili: “Boccaccio 70”, “Ro.Go.Pa.G.” con l’episodio “La ricotta” di Pasolini, “Le streghe” e “Amore e rabbia” tra gli altri. La commedia all’italiana seppe, in itinere, raccogliere il meglio dei registi, degli sceneggiatori, ed affidare ai migliori attori ruoli e interpretazioni mirabili. A questi film, oggi, riconosciamo la capacità di aver, con ironia anche feroce, tratteggiato la satira di costume degli anni del boom economico. Nel periodo in cui l’Italia della rinascita metteva alle spalle la società agricolo-clericale e cercava di affrontare lo sviluppo industriale e la crescita sociale, il cinema seppe cogliere e amplificare vizi e virtù italiche con arguzia, passione e drammaticità. Non possiamo dimenticare alcuni titoli che hanno fatto storia: “Le bambole”, “Made in Italy”,”Vedo nudo”,”Controsesso”,”Thrilling” e il più famoso e più riuscito “I mostri” di Dino Risi del 1963. “I complessi” è costruito su tre episodi a sé stanti di oltre. 30 minuti ciascuno girati da Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi e Franco Rossi. I tre segmenti mettono in risalto le debolezze fisiche, caratteriali e psicologiche che i tre protagonisti evidenziano e portano all’eccesso. Gli sceneggiatori rappresentano il meglio della scrittura cinematografica italiana del momento:Age, Scarpelli, Scola, Sonego, Benvenuti, De Bernardi e Maccari. In queste firme ci sono le conferme dei grandi incassi e del successo del genere di quegli anni. Il tris di attori come Sordi, Tognazzi e Manfredi confermano buona recitazione e camaleontica assimilazione dei ruoli confezionati. Dei tre episodi il più famoso e ricordato è certamente il terzo:“Guglielmo il dentone”. Oltre alla significativa interpretazione di Sordi del personaggio caparbio e petulante, l’episodio si fonda sul viaggio, quasi documentaristico, nel mondo della televisione che gli italiani cominciano a scoprire ed apprezzare. Non a caso i veri protagonisti sono quei volti che entrano nelle case degli italiani dal tubo catodico del video televisivo. Ci sono le gemelle Kessler, la “valletta” Edy Campagnoli, il maestro Trovajoli, il tuttologo professor Cutolo, Gaia Germani. I nuovi eroi del video si fanno riconoscere e destano curiosità anche nelle sale cinematografiche. Televisione come nuovo strumento di spettacolo, piuttosto che mezzo di informazione e cultura. La regia e la sceneggiatura sono leggere, mai volgari; ci portano per mano nei famosi studi Rai come visitatori di un museo delle cere. Dino Risi è il maestro della commedia all’italiana. Per lui parlano alcuni titoli, tra i tantissimi:”Il sorpasso”,”I mostri”, “Una vita difficile”,”La marcia su Roma”. Ci sentiamo un po’ a disagio nel ruolo di Nino Manfredi, protagonista del primo episodio. Con tutta la buona volontà più che compatirlo, ci si arrabbia vedendo questo impiegato sempre perdente e incapace di alzare la testa per liberarsi dalle cattiverie e volgarità dei colleghi e dall’oblio del perduto amore. E’ il destino del piccolo borghese che ha smarrito la dignità e il coraggio come li ha dissipati il suo Paese sempre inginocchiato alle prepotenze straniere, tra piani Marshall e guerre fredde. Allo spettatore di oggi, per contrappasso, viene in mente la figura del Fantozzi ante-litteram, qui più candido e inconsapevole. Alla regia c’è Franco Rossi, già regista di teatro e di molti fortunati sceneggiati televisi (“Odissea”,”Eneide”,”Il giovane Garibaldi” tra gli altri). Nel cinema ha diretto episodi per i film: “3 notti d’amore”, “Controsesso”,”Alta infedeltà”, “Le bambole” oltre ai “I complessi”. David di Donatello speciale nel 1961. PIù sinistro e provocatorio è il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi nel secondo segmento. E’ la figura del bigotto moralista che usa potere e denaro pubblico per avere dei vantaggi personali. Niente di nuovo, ma l’argomento è trattato con taglio non convenzionale e Tognazzi sa come farsi apprezzare dalla macchina da presa e dal pubblico.La morale è scontata: la difesa dei costumi castigati, a tutti i costi, è ormai battaglia persa, soprattutto in quegli anni ove le coscienze cominciano a risvegliarsi. Anche Gildo Beozi se ne dovrà fare una ragione. La regia è affidata a Luigi Filippo D’Amico. Molti i film di successo che lo videro virtuoso filmaker: “Il presidente del Borgorosso football club”, “Amore e ginnastica”,”L’arbitro”,”Il domestico””San Pasquale Baylonne protettore delle donne”. Lando Buzzanca fu tra i suoi attori preferiti. “I complessi” fu girato in bianco e nero ed appare, ad una nuova recente visione, opera dai contenuti non superati dal trascorrere del tempo. Di pieno interesse è seguire con attenzione le interpretazioni degli attori, ma sono le sceneggiature che risultano i veri punti di forza che rendono la visione gradevole e frizzante.

Il film è stato pubblicato in DVD (clicca qui per saperne di più).

i complessi locandina

Regia: Luigi Filippo D’Amico, Dino Risi, Franco Rossi Soggetto: Ettore Scola, Ruggero Maccari, Dino Risi, Agenore Incrocci [Age], Furio Scarpelli, Rodolfo Sonego, Alberto Sordi Sceneggiatura: Ettore Scola, Ruggero Maccari, Marcello Fondato, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Rodolfo Sonego, Alberto Sordi Interpreti: Nino Manfredi (Quirino), Ugo Tognazzi (Gildo Beozi), Alberto Sordi (Guglielmo Bertone), Donatella Della Nora (signorina Giulia), Claudie Lange (Erminia), Romolo Valli (padre Baldini), Mario Frera(Carloni, collega di Ferentino), Paola Borboni (signora Baracchi-Croce), Franco Fabrizi (Francesco Martello), Ugo Fangareggi (partecipante alla gita), Claudio Gora (antiquario), Ugo Pagliai (concorrente presentatore scartato), Umberto D’Orsi (Ernesto), Carletto Sposito (Massimo Tabusso), Pietro Gerlini (portiere), Ilaria Occhini(Gabriella), Nanda Primavera (suocera), Francesco Sormano (presidente Rai), Leopoldo Valentini (Perelli), Erina Torelli (domestica), Franca Dominici (direttrice casa moda Fabiani), Renato Terra Caizzi (amico di Gildo), Gaia Germani (se stessa), Riccardo Garrone, Alessandro Cutolo (se stesso), Silvio Battistini, Edy Campagnoli(se stessa), Lelio Luttazzi (se stesso), Nanni Loy (se stesso), Alice Kessler (se stessa), Ellen Kessler (se stessa), Vincenzo Talarico (se stesso), Armando Trovajoli (se stesso), Leo Wellemborg (se stesso) Fotografia: Ennio Guarnieri, Ennio Guarnieri, Mario Montuori Musica: Armando Trovajoli Costumi: Gaia Romanini, Gaia Romanini, Luciano Spadoni Scenognafia: Giorgio Giovannini, Giancarlo Bartolini Salimbeni, Luciano Spadoni Suono: Fernando Pescetelli, Giulio Tagliacozzo, Biagio Fiorelli Montaggio: Roberto Cinquini, Giorgio Serralonga, Roberto Cinquini Produzione: Documento Film, S.P.C.E., Paris Distribuzione: Euro International Films censura: 45438 del 27-07-1965

Recensione a cura di: Dino Marin

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