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L’ultima notte di Amore (2023) di Andrea Di Stefano

L’ultima notte di Amore, film diretto da Andrea Di Stefano, racconta la storia di un tenente della polizia, Franco Amore (Pierfrancesco Favino), che proprio la sera prima del suo pensionamento si ritrova a indagare su un omicidio. La vittima è il suo amico Dino, nonché suo partner da diversi anni, rimasto ucciso in una rapina di diamanti. È così che l’ultima notte di Amore si rivelerà essere la più lunga di tutti i suoi anni di servizio… Fino ad arrivare ad un caustico (quanto drammatico) epilogo.

Il film, prodotto da Indiana Productions, Memo Film, Adler e Vision e accolto dagli applausi a Berlino è su diretta ammissione del regista Di Stefano una sorta di controcanto. Uno spaghetti.noir che riporta alla memoria il cinema di Di Leo. La narrazione riecheggia al passato dei poliziotteschi del nuovo cinema italiano degli anni Settanta, quello amato da Tarantino e firmato dai vari Fernando Di Leo ed Enzo G. Castellari, ma il film, nonostante i rimandi, non ha tratti puramente anacronistici. Infatti, parliamo di un lavoro contemporaneo. Un neo-noir omogeneo, con un Favino ampiamente coinvolto nel personggio. Bravi anche gli altri interpreti (Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva), complementari al personaggio di Franco Amore.

Un’impronta registica insomma, quella di Di Stefano, che rimane in perfetto bilico tra passato e presente, tradizione e innovazione. E qui, al centro della scena, c’è Franco Amore, un Pierfrancesco Favino ben cimentato col personaggio, dalla mimica impareggiabile, e nelle vesti di “eroe urbano”. Un uomo, più che un eroe, composto da dubbi, interrogativi e paura (giustificata). È proprio da qui, da questa domanda, parte il viaggio de L’ultima Notte di Amore. Un viaggio lungo una notte intera, accompagnata dal mezzo cinematografico orchestrato dal rigore registico di un Di Stefano alla prima prova nel cinema nostrano dopo i precedenti internazionali con cast a cinque stelle di Escobar e The Informer.

Un’escalation cupa in un’intera notte urbana. Un espediente efficace nel comporre le basi drammaturgiche di una narrazione piccola, intima in termini strutturali, colorata nelle sfumature tonali che vanno dalla commedia al dramma, ma grande nei valori portati in scena. Nonostante Favino sia il “volto-copertina” del film, il tutto è sinergicamente orientato sui personaggi che animano il film. Ognuno, con la propria caratterizzazione, costituisce un elemento montante della struttura narrativa. L’ultima Notte di Amore è un film che può appagare sia gli amanti amarcord del cinema di genere, sia chi cerca un lavoro di intrattenimento. Non facile nella risoluzione pragmatica, ma molto audace l’idea. Va detto che questa scelta di Andrea Di Stefano rappresenta un re-inizio, se vogliamo, di quel cinema di genere oramai estinto. La malsana idea di bistrattare, dai più, un cinema genuino, come quello di genere, contrapposta a quella di Di Stefano ri riportarlo in auge, è un intricante binomio non facile da trovare ai giorni nostri.

Alessio Giuffrida

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1 risposta »

  1. Buonasera, il primo commento è semplicemente questo: non so a chi rivolgere il mio appunto perché non c’ è il nome del giornalista che ha scritto l’ articolo su Favino, ma il titolo del film, non è “L’ ultima notte d’Amore, ma di Amore?”

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